7 novembre 2024
Il 17 settembre scorso Ursula von der Leyen ha presentato a Strasburgo la nuova Commissione europea, con Raffaele Fitto vicepresidente esecutivo e supercommissario con delega alla Coesione e alle Riforme, al quale dovranno anche riferirsi i commissari di Trasporti e del Turismo, dell’Allargamento, dell’Agricoltura, della Pesca e degli Oceani.
La Commissione dovrà guidare l’Unione Europea in uno dei periodi più complicati della sua storia, sia in ambito regionale che globale: assistiamo a due guerre ai confini orientale e meridionale, a flussi di immigrazioni fuori controllo, al decoupling delle economie che orbitano su USA e Cina (ed il rischio di guerre militari oltre che commerciali), e a catastrofi naturali emergenti da fenomeni climatici estremi.
Astraendo dalla cronaca per cercare un senso storico per l’Europa, riconoscendone i valori fondativi comunitari, garanzia di libertà e protezione per i propri cittadini, ci viene in aiuto la ricorrenza dei 60 anni della proclamazione di San Benedetto patrono d’Europa. San Benedetto da Norcia, nel quinto secolo, ha vissuto la scomparsa di un pezzo dell’impero e la dissoluzione del relativo ordine istituzionale e sociale. In risposta all’anarchia e al degrado ha perciò fondato i monasteri, che sono stati elementi di rifugio e stabilità, di protezione sociale e ambientale, di cultura e spiritualità, di lavoro, studio e sviluppo di tecniche innovative. Per questo San Benedetto viene considerato fondamento dell’identità culturale dell’Europa, perché ha conservato il sapere della civiltà e organizzato una regola di convivenza basata sull’operosità e sul saper fare bene, con lo studio e la preghiera, nel rispetto di ogni persona perché ha la dignità di Cristo. La capillare diffusione della sua regola ha contribuito alla sopravvivenza e alla convivenza dei popoli del continente, e ha poi permesso un rapido sviluppo delle società nei secoli successivi, al verificarsi delle condizioni favorevoli. Si noti che San Benedetto è nato e vissuto nel centro dell’Italia, e da qui ha diffuso la regola che ha permeato tutta l’Europa. Non è fuorviante fare analogia fra quel periodo e l’attuale. Il disordine di una crisi globale di sistema, politica, economica, ambientale, non ha bisogno di essere dimostrato. Il contrasto, da parte di Paesi emergenti, all’ordine costituito dall’esito delle guerre del XX secolo, richiederà molto tempo per trovare nuovi equilibri.
Noi Europei, figli della storia di Benedetto da Norcia, dobbiamo avere consapevolezza del lungo percorso che ci aspetta, e difendere i valori della nostra cultura, del lavoro, dell’ambiente, con realismo, per preservare e tramandare un modello sociale unico di convivenza e di rispetto dei diritti delle persone.
Noi italiani dobbiamo innanzitutto difendere in Europa gli interessi del nostro Paese, perché gli interessi dell’Italia sono gli interessi dell’Europa. Questioni importanti su cui ci confrontiamo sono legate ai rapporti che si stabiliscono con gli attori dell’Unione che hanno poteri decisionali, sia politici che burocratici, per cercare le soluzioni utili per la nostra economia e la nostra società. Ed è necessario mantenere e rafforzare il dialogo con questi policy maker nell’Unione per richiamarli costantemente ad un ruolo di servizio ai Paesi partecipanti, perché la loro azione non risulti autoreferenziale e distaccata dalla realtà dei popoli che appartengono alla Comunità Europea.
Federtrasporto, senza illudersi di trovare aiuti salvifici esogeni, attraverso il proprio sistema di rappresentanza, intende contribuire a fare rete con le rappresentanze italiane a Bruxelles, fra loro e le organizzazioni italiane, per migliorare la capacità di incidere sulle decisioni, conformemente alle iniziative avviate dal Presidente di Confindustria Emanuele Orsini.
L’esperienza ci insegna che la possibilità di intervenire a valle su decisioni già assunte a Bruxelles, per apportare eventuali correttivi, è un’operazione faticosa su cui la politica nazionale ha margini di manovra limitati. Nello spazio economico comune, nei settori rappresentati da Federtrasporto, sia per il settore merci che passeggeri, in tutte le modalità gomma, ferro, aereo, i temi della transizione ecologica e digitale, dell’intermodalità, degli investimenti in infrastrutture, hanno un chiaro indirizzo europeo.
Sono numerosi i dossier all’attenzione della Commissione europea:
- la revisione della normativa EU ETS;
- il Regolamento UE 2024/1610 in materia di emissioni di CO2 dei veicoli pesanti nuovi;
- il pacchetto Greening freight package che include:
- la proposta di regolamento CountEmissionsEU sulla contabilizzazione delle emissioni di gas a effetto serra dei servizi di trasporto;
- la proposta di regolamento Railway Capacity sull’utilizzo della capacità dell’infrastruttura ferroviaria nello spazio ferroviario unico europeo;
- la proposta di revisione della Direttiva Pesi e Dimensioni;
- la proposta di revisione della Direttiva sul trasporto combinato.
- Il pacchetto Passenger Mobility Package che include:
- la revisione dei regolamenti sui diritti dei passeggeri e sui diritti delle persone a mobilità ridotta (PRM)
- la proposta di regolamento sui diritti dei passeggeri nel contesto dei viaggi multimodali
- la proposta di revisione della direttiva sui viaggi tutto compreso
- le proposte sui Multimodal Digital Mobility Services (MDMS).
- Il pacchetto Road safety package, che include:
- la proposta di revisione della direttiva (UE) 2022/2561 sulle patenti di guida (Modernised driving licence rules);
- la proposta di direttiva che modifica la direttiva (UE) 2015/413 sullo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale (Effective cross-border enforcement, CBE);
- La proposta di direttiva sulla validità in tutta l’Unione di alcune decisioni di interdizione alla guida (Disqualification).
- La proposta di nuove Linee Guida e di un nuovo Regolamento (TBER) sugli aiuti di Stato al trasporto terrestre e multimodale;
- La rendicontazione della sostenibilità (CSRD);
- Il Regolamento ReFuelEu Aviation sull’uso dei carburanti SAF nell’aviazione civile.
Senza ribadire temi più generali che riguardano l’imposizione dei vincoli strutturali di bilancio PSB, il finanziamento dei progetti PNRR, il tema degli aiuti di Stato (Lufthansa – Ita Airways), etc. etc. Colgo qui l’occasione di censurare la scelta di escludere i settori del trasporto aereo e quello autostradale da ogni finanziamento del Green New Deal, come è il caso del nostro PNRR, risultata da una impostazione ideologica che ha caratterizzato la scorsa legislatura europea e rispetto alla quale poco o nulla hanno potuto le successive azioni avviate dai singoli governi.
In ogni caso, tutti questi provvedimenti hanno la capacità di ridisegnare lo spazio competitivo nel quale operano le nostre aziende, ed è quindi prioritario e strategico mettere in campo le nostre migliori capacità per far valere i nostri interessi.
Uno di questi è rappresentato dall’esigenza di individuare fonti di finanziamento comuni, seguendo l’esempio del Green New Deal europeo, per far fronte all’ingente fabbisogno di risorse richiesto dalle transizioni in atto. Il bilancio pubblico italiano non ha i margini necessari per sostenere autonomamente la transizione. Senza un nuovo piano europeo, il rischio è che solo i paesi meno indebitati potranno affrontare efficacemente la sfida ecologica e digitale, lasciando gli altri in una posizione fortemente più svantaggiata.
In tale contesto, il presidio dell’attività normativa presso l’Unione europea assume una dimensione sempre più rilevante. Un’attività da svolgere con sempre maggiore convinzione e incisività, mettendo in rete e collaborando con le risorse che abbiamo già a disposizione.