Intervista a cura di Antonio Riva (Ferpress)
Matteo Gasparato ha una lunga esperienza nel campo delle infrastrutture e della logistica, avendo ricoperto numerose cariche. Dal 2011 è Presidente del Consorzio Zai dal 2011, azienda pubblica dedita allo sviluppo del territorio e alla guida del comparto logistico Quadrante Europa, e dal 2014 sono Presidente della UIR è presidente di UIR dal 2014. È stato Vice Presidente Nazionale di Federtrasporto.
UIR è in Confindustria, o ancor meglio in Federtrasporto, la federazione che raggruppa tutte le organizzazioni della mobilità dei cittadini e delle merci. Qual è il valore di stare in Confindustria per lei che è presidente di UIR e di Consorzio ZAI che gestisce uno degli interporti più grandi e più “europei” d’Italia?
Il valore di far parte di Confindustria e, in particolare, di Federtrasporto è di fondamentale importanza per il nostro settore, che è caratterizzato da forti interconnessioni. UIR, come rappresentante del mondo degli interporti, è sempre stata un’istituzione di riferimento per il settore della logistica e della mobilità, con l’obiettivo di garantire la competitività e la sostenibilità del sistema logistico italiano nel contesto europeo ed internazionale: fin dalla nostra costituzione abbiamo deciso di aderire a Federtrasporto, e ribadiamo ancora oggi che è stata una scelta vincente.
Essere parte di Confindustria ci consente di dialogare in modo diretto e costante con le istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale, permettendoci di partecipare attivamente alla definizione delle politiche economiche e infrastrutturali che riguardano il settore. Questo ci dà la possibilità non solo di monitorare e rispondere alle esigenze del mercato, ma anche di anticipare le tendenze e le sfide future. La nostra adesione a Confindustria per il tramite di Federtrasporto rappresenta, dunque, un’opportunità unica per contribuire al miglioramento del sistema economico italiano, promuovendo innovazione, sostenibilità e crescita.
Federtrasporto, in particolare, è un punto di riferimento cruciale per il settore della mobilità delle merci, un ambito che sta vivendo una vera e propria rivoluzione. La digitalizzazione, la sostenibilità ambientale e l’intermodalità sono i temi centrali di questo cambiamento, e noi, come UIR, siamo impegnati nel sostenere queste trasformazioni, lavorando per integrare il trasporto su strada, ferrovia, e intermodale in un sistema logistico sempre più efficiente e meno impattante dal punto di vista ambientale.
Nel mio ruolo di Presidente del Consorzio ZAI, che gestisce uno degli interporti più grandi e tecnologicamente avanzati d’Italia, posso testimoniare che il nostro impegno non si limita a risolvere le sfide immediate. Piuttosto, siamo proiettati verso un futuro che guarda all’evoluzione del trasporto delle merci in Europa, con una visione integrata che favorisca l’innovazione e l’adozione di soluzioni sostenibili. Il Consorzio ZAI è uno degli interporti più importanti d’Italia non solo per la sua dimensione e la sua infrastruttura, ma anche per la capacità di dialogare con altri hub internazionali, favorendo il movimento delle merci su scala globale e contribuendo così a una rete di trasporti interconnessa e competitiva.
In UIR ci sono strutture grandissime, medie e più piccole. Talvolta la politica ha favorito la nascita di interporti che poi non sono riusciti realmente a decollare. UIR ha un ruolo di orientamento e un’interlocuzione stabile con il governo centrale e con le Regioni?
La Uir fin dalla sua nascita ha cercato di essere un punto di riferimento importante per il Governo e le Regioni nel cercare di evitare la nascita di realtà che non erano necessarie o addirittura nocive. Già con la legge 240/90 si è cercato di pensare ad una rete che soddisfacesse il fabbisogno del nostro Paese senza sprecare risorse pubbliche e private in nodi inutili al Sistema. Ancora oggi stiamo cercando di promuovere un disegno di legge che faccia della pianificazione e della programmazione il suo mantra, proprio per evitare la nascita di nodi intermodali a distanze ravvicinate che non avrebbero senso, anzi sarebbero nocivi.
UIR ha un ruolo chiave nell’orientare e supportare il settore interportuale, non solo per promuovere la crescita delle strutture esistenti, ma anche per favorire la sostenibilità e l’efficienza di quelle più piccole o che si trovano in difficoltà. In passato abbiamo infatti assistito alla nascita di interporti che non sono riusciti a decollare, spesso per ragioni legate alla gestione inefficace, alla localizzazione non ottimale o alla mancanza di interconnessioni strategiche con le principali reti di trasporto. Questi fattori, uniti a dinamiche di mercato impreviste, hanno limitato il successo di alcune iniziative.
Oggi, grazie al nostro ruolo di interlocutori privilegiati con le istituzioni, possiamo indirizzare in modo finalizzato gli investimenti, assicurandoci che le politiche del governo e delle Regioni siano mirate a progetti che abbiano una solida base economica e una visione strategica di lungo termine. In particolare, siamo impegnati nel garantire che ogni nuovo investimento in infrastrutture interportuali sia basato su una valutazione realistica delle esigenze del mercato, delle connessioni logistiche e della capacità di attrarre traffico a livello internazionale. In questo modo, ci impegniamo a garantire che tutti gli interporti, indipendentemente dalle loro dimensioni, possano raggiungere il loro pieno potenziale e contribuire al rafforzamento del sistema logistico nazionale ed europeo. UIR svolge un ruolo di continua intermediazione con le istituzioni, e soprattutto mantiene un dialogo costante con le altre organizzazioni e associazioni del settore. Questo approccio ci consente di migliorare la coesione tra le politiche locali e quelle nazionali.
Parliamo di digitalizzazione. È finalmente avviato in modo concreto il progetto esecutivo (a cura di RAM Spa) della Piattaforma Logistica nazionale che prevede anche misure per implementare e gestire l’ecosistema digitale e sostenere il futuro della logistica italiana. Pensa che sarà un aiuto per il settore?
Assolutamente sì. Il progetto della Piattaforma Logistica Nazionale segna l’inizio di una vera e propria rivoluzione per il nostro settore. Non si tratta semplicemente di un’implementazione tecnologica, ma di un cambiamento culturale che ridefinirà il modo in cui concepiamo e gestiamo l’intero ecosistema della logistica. La digitalizzazione, infatti, non è più una scelta opzionale, ma una necessità per garantire la competitività e la sostenibilità del settore in un contesto globale sempre più interconnesso e dinamico.
La creazione di una piattaforma unica che integri tutte le componenti del sistema logistico—dai porti agli interporti, dalle reti ferroviarie alla gestione del traffico su strada—offre la possibilità di ottimizzare il flusso delle merci in modo centralizzato, efficiente e trasparente. Un ecosistema digitale condiviso consentirà alle aziende di operare con una visibilità e una reattività mai avute prima, grazie alla possibilità di monitorare e gestire in tempo reale le informazioni relative alla merce in movimento. Il vantaggio competitivo che deriva da questo tipo di gestione è enorme: da una parte, avremo la possibilità di ridurre sensibilmente i tempi di attesa e di trasporto, dall’altra parte, potremo ottimizzare l’uso delle risorse, abbattendo costi e sprechi.
Un altro aspetto fondamentale di questo progetto è la sua capacità di ridurre il rischio di errori legati alla gestione manuale dei dati, migliorando la qualità delle informazioni e, di conseguenza, la qualità del servizio offerto. Le piccole e medie imprese, che spesso non hanno le risorse per implementare soluzioni digitali autonome, potranno accedere a tecnologie avanzate che miglioreranno la loro competitività, riducendo il gap con le aziende più grandi. La piattaforma, quindi, non è solo un “facilitatore” tecnologico, ma un vero e proprio acceleratore di opportunità per tutta la filiera logistica, che rende il settore più equo, trasparente e agile.
Inoltre, la digitalizzazione è cruciale non solo per migliorare l’efficienza operativa, ma anche per abbracciare una logistica più sostenibile. La gestione intelligente dei flussi e dei mezzi di trasporto contribuirà a ridurre le emissioni, ottimizzare i percorsi e diminuire l’impatto ambientale. In questo senso, la Piattaforma Logistica Nazionale sarà uno strumento strategico non solo per potenziare il settore, ma anche per avvicinarlo agli obiettivi di sostenibilità e innovazione necessari per il futuro del nostro Paese e del pianeta. Questo efficientamento in definitiva potrà anche portare notevoli benefici sul PIL del sistema Paese. Il ruolo strategico della logistica rappresenta almeno il 9% del PIL in Italia (dati di fine 2024).
Gli interporti sono un punto di osservazione privilegiato per vedere l’andamento delle politiche di “shift modale” del trasporto merci. Come va in questo momento con la rete ferroviaria, interessata da importanti interventi di manutenzione e sviluppo?
La rete ferroviaria, senza dubbio, è un elemento cruciale per il successo delle politiche di “shift modale”, che mirano a spostare una parte crescente del traffico merci dalla strada alla ferrovia, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza del sistema logistico. In questo momento, stiamo assistendo a un importante processo di ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie, che, seppur necessari, comportano sfide significative, soprattutto in termini di capacità di carico e di tempistiche di realizzazione.
Da un lato, gli interventi di manutenzione e sviluppo sono fondamentali per garantire una rete moderna e performante. Tuttavia, la realtà è che la transizione verso una rete ferroviaria più efficiente richiede tempo e investimenti significativi. Gli interporti che operano come nodi centrali nella logistica intermodale, sono i primi a sentire gli effetti di questi interventi: se da una parte vediamo una crescente domanda di servizi ferroviari più rapidi e affidabili, dall’altra dobbiamo fare i conti con i disagi legati alle opere di potenziamento infrastrutturale.
Quello che stiamo cercando di fare, insieme ai nostri partner e alle istituzioni, è garantire che gli sviluppi infrastrutturali vengano gestiti in modo che non compromettano la fluidità dei traffici intermodali. Al contrario, la sfida sta nel far sì che i lavori di manutenzione e ammodernamento possano essere integrati in un progetto di più ampio respiro, che veda la ferrovia come una vera alternativa alla strada, senza penalizzare la competitività del sistema.
In questo senso, siamo impegnati attivamente a facilitare il dialogo con Rete Ferroviaria, con i gestori delle infrastrutture e con le autorità competenti, per cercare soluzioni che possano accelerare la transizione verso un sistema di trasporto più sostenibile e, soprattutto, più integrato. Dovremmo inoltre rimettere mano ad un nuovo e strutturato sistema degli incentivi all’utilizzo del ferro dal momento che il problema oggi non è solamente quello infrastrutturale ma di convenienza all’utilizzo dello shift modale.
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